Discussione in merito all’ iniziativa di legge popolare “Legge Rifiuti Zero”
(Disegno di legge d’iniziativa popolare,
a norma dell’articolo 71, comma 2, della Costituzione, e degli articoli 48 e 49 della legge 25 maggio 1970, n. 352)
Cominciamo questa discussione definendo la parola “rifiuto”, ossia quello scarto derivante
dal consumo di un bene; dando questa semplice definizione spunta un altro
termine su cui occorre un piccolo focus: scarto.
Con tale termine, per consuetudine, definiamo quella parte del bene acquistato
di cui non sappiamo che farne.

Alcuni lettori potranno lamentarsi dell’ eccessivo inizio un
po’ bacchettone o troppo ideologico. A costoro rivolgo l’ invito a visitare in
ordine: una discarica, un termovalorizzatore, un centro di riciclo e, poi, fare
una riflessione: In quale dei tre impianti di trattamento dei rifiuti vi hanno
parlato di rispetto dell’ambiente atmosferico associato alla salute pubblica e
alla salvaguardia del sottosuolo? Mi spiego meglio: quale metodo impiantistico
consente un minor impatto su atmosfera-salute-sottosuolo?

Detta
brevemente la Strategia Rifiuti Zero consiste nel trasformare il rifiuto in un
bene per successive lavorazioni o riutilizzi. Un esempio? Una giornata calda,
d’ estate, nei paraggi nessuna fontana pubblica, solo un distributore
automatico di bevande in PET polietilenetereftalato, per i comuni mortali la
plastica che contiene la vostra bevanda); compri una bottiglietta di acqua, la
bevi e una volta che ti sei dissetato che fai? Butti la bottiglietta (spero
nella raccolta plastica) e quindi produci un rifiuto che, se avviato alla
differenziata (se lo getti nell’ umido, va in discarica e a contatto con la
fermentazione degli RSU si sfalda
diventando praticamente non riutilizzabile) può diventare materia prima per quelle industrie che dalla
plastica producono maglioni in pile come questo ad esempio
Questo esempio vuole farvi scattare una scintilla sul modo di
vivere e di agire nella società. Chi oggi inquina danneggia se stesso, i suoi figli
e sicuramente anche nipoti.
Una piccola tabella sui tempi di biodegradabilità in natura
di alcuni rifiuti:
RIFIUTO
|
TEMPO DI BIODEGRADABILITA’
IN NATURA
|
Fazzoletto
di carta
|
4 settimane
|
Quotidiano
|
6 settimane
|
Stoffa e
lana
|
8 - 10 mesi
|
Rivista
carta patinata
|
8 - 10 mesi
|
Sigaretta
senza filtro
|
3 mesi
|
Fiammifero
|
6 mesi
|
Mozzicone di
sigaretta
|
1 anno e più
|
Chewing-gum
|
5 anni
|
Lattina di
alluminio
|
10 anni
|
Sacchetto di
plastica
|
500 anni e
più
|
Tessuto
sintetico
|
500 anni e
più
|
Bottiglia di
plastica
|
quasi 100
anni
|
Accendini
|
100 anni
|
Assorbenti e
pannolini
|
200 anni
|
Carte
telefoniche
|
1000 anni
|
Proprio
visto il notevole impatto ambientale dei rifiuti, questa proposta di legge di
iniziativa popolare si pone come obiettivi:
- eliminazione degli sprechi e la totale reimmissione dei materiali trattati nei cicli produttivi, quindi massimizzando:
- la Riduzione dei rifiuti,
- il Riuso dei beni a fine vita,
- il Riciclaggio
e minimizzando, tendendo a zero al
2020:
- lo smaltimento,
- il recupero di energia,
- il recupero di materia diverso dal riciclaggio.
- proteggere l’ ambiente e la salute umana secondo quanto enunciato nella Carta di Ottawa del 21/11/1986;
- rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili ai rischi indotti da inadeguate modalità di gestione dei rifiuti;
- assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti, secondo quanto prescritto dalla Carta di Ottawa del 21/11/1986, dal D. Lgs n. 502/2006, art. 13, dalla Carta di Aalborg del 1994;
- recepire ed applicare il Sesto Programma di Azione per l’ambiente della CE, in particolare in materia di riduzione dei rifiuti, che prevedeva la riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000;
- recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE, laddove in particolare afferma che “la preparazione per il riutilizzo, il riciclo o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all'uso dei rifiuti come fonte di energia”,rafforzando quanto già recepito nella normativa italiana con la modifica dell'art. 179 del D. Lgs n. 152/2006 operata dal D. lgs n. 295/2010;
- recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull’affidamento della gestione dei servizi pubblici locali nonché della sentenza della Corte Costituzionale n. 199 del 2012, che esclude l’obbligo dell’assegnazione del servizio tramite gara, ma permette l’affidamento diretto a proprie società interamente pubbliche;
- Recepire gli indirizzi della risoluzione del Parlamento europeo del 24 maggio 2012 “un’Europa efficiente nell’impiego delle risorse”
Per realizzare ciò detto (tratto e
sintetizzato dal testo di legge reperibile a questo link) il
progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a:
- Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo, basata su pratiche per la riduzione della produzione dei rifiuti, sulla raccolta differenziata domiciliare spinta, sulla tariffa puntuale che responsabilizzi l’utente, sul riuso dei beni a fine vita, sul riciclo dei materiali differenziati, sul recupero massimo di materia anche dai rifiuti residuali, sulla riduzione della loro pericolosità, la riprogettazione dei materiali in vista di una loro totale ricuperabilità, ribadendo l'importanza della ricerca e dello sviluppo tecnologico per la prevenzione dei rifiuti (come definita dalla Direttiva 2008/98/CE) oltre che per l'efficienza delle risorse;
- spostare risorse dallo smaltimento e dall’incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo sia attraverso meccanismi economici automatici di premiazione dei soggetti che, applicando le migliori pratiche, ottengono i migliori risultati in termini di riduzione, riuso e riciclo, e viceversa penalizzando i soggetti che continuano ad applicare pratiche contrarie, sia finanziando i costi di avvio ai soggetti che decidono di riconvertire la gestione verso pratiche virtuose, sia sostenendo gli investimenti delle filiere legate al riuso e riciclo;
- contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive di materiali preziosi, che smaltiti non in sicurezza o inceneriti determinano il rilascio di sostanze inquinanti dannose per l'ambiente e per la salute;
- ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento;
- Sancire il principio “chi inquina paga” prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale per chi inquina l’ambiente, con particolare attenzione ai reati commessi da soggetti industriali;
- Dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti e salvaguardia della salute e dell'ambiente, anche tramite il riconoscimento da parte delle istituzioni dei “Comitati dei Garanti”.
Questo è quello che sostanzialmente
il Comitato promotore si prefigge di portare all’ attenzione dei media e del
Parlamento. Servono 50.000 firme la maggior parte si sono raccolte nella
giornata del 14/04/2013, ma non si escludono ulteriori date aggiuntive; per
rimanere aggiornati seguite come riferimento il sito: http://www.leggerifiutizero.it/.
A dover di cronaca, tale argomento, è
anche uno dei punti fondamentali del MoVimento 5 Stelle. Ciò però non vuol dire
che se si sostiene un’ iniziativa il colore (se possiamo dire ancora così)
politico ne influenzi la genuinità, anche perché gli altri partiti politici
stanno a pensare a ben altro.
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